Il Bagatto ci invita a riflettere sul nostro potere di scelta: è la prima lama, a cui seguiranno gli altri ventuno Arcani Maggiori, e quindi l’eterno divenire, come un Uroboros alchemico, la ruota, il Tarot.
Rappresenta l’inizio del cammino, il momento in cui ci si presenta al mondo mostrando ciò che si vuole far vedere.
Questo Mago ha davanti a sé gli strumenti, tutti gli elementi, ma non sappiamo ancora se li userà davvero o se li sta solo esibendo, facendo risaltare una certa ambiguità tra ciò che è autentico e ciò che appare.
La sua postura ricorda la lettera Aleph, che è la prima dell’alfabeto ebraico e fenicio, compreso quello greco come Alfa. Il gesto della mano verso l’alto indica la mente, e l’altro verso il basso la materia, il corpo. Egli media, come Hermes, tra gli Dei e l’essere umano, tra l’invisibile e il visibile, tra ciò che appare e ciò che resta nascosto.

La maschera, in questo senso, non è solo inganno: è anche il modo in cui costruiamo la nostra identità, l’immagine che ci permette di entrare in relazione con l’altro.
Il Bagatto, che sa trasformare e creare con le proprie mani, ci ricorda che anche noi costruiamo la nostra immagine, scegliamo ciò che vogliamo far vedere e ciò che vogliamo nascondere.
Ma chi c’è dietro la maschera?
Quanto di me mostro davvero?
Chi sto cercando di essere per chi mi guarda?
Soprattutto, sono io a governare la maschera o è la maschera che finisce per governare me?
Spesso indossiamo maschere senza saperlo: la nostra identità si forma tra ciò che siamo e ciò che l’altro riflette.
Il Mago ci invita a interrogarci sul nostro potere di scelta: se usare la maschera come strumento creativo e consapevole, o restarne intrappolati. È l’inizio di un incontro con il proprio volto autentico.


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